La famiglia nella società borghese

Nella società medioevale si afferma quella che Engels definisce famiglia monogamica, da cui si sviluppa il più grande progresso morale, ossia l'amore individuale moderno, sconosciuto fino ad allora, che si trasfonde nell'ideale dell'amor cavalleresco. Esso però viene vissuto al di fuori del rapporto coniugale, perché sia i nobili che coloro che appartengono alle corporazioni del Comune medioevale, non scelgono la sposa per gusto personale, ma per interesse familiare.

Quando il modo di produzione capitalistico si impone, trasforma ogni cosa in merce e dissolve tutti gli antichi rapporti feudali; e anche l'amore cavalleresco trova nel matrimonio borghese la sua "giusta" collocazione.

In teoria il diritto al matrimonio d'amore viene rivendicato dalla borghesia in ascesa; in realtà però essa *rimane dominata dalle ben note influenze economiche e perciò solo in casi eccezionali presenta matrimoni conclusi in modo veramente libero, mentre essi costituiscono la regola per le classi dominate. *

Il marchio della diseguaglianza sociale segna oggi tutti i rapporti umani anche se la possibilità di sfuggire ai condizionamenti nella scelta del partner è obbiettivamente maggiore negli strati salariati, in cui non sussistono preoccupazioni relative al consolidamento e alla trasmissione di grossi patrimoni. D'altra parte, negli strati più elevati della classe dominante, i matrimoni vengono sempre più regolati come veri e propri contratti d'affari, con accordi pre-matrimoniali che ne regolano il possibile scioglimento, disposizioni dettagliate sulle norme ereditarie e penali in caso di inadempienze.

D'altro lato la maturazione imperialistica del capitalismo dimostra, anche rispetto alla famiglia, che i rapporti di produzione attuali non corrispondono agli interessi complessivi della specie, ma anzi rappresentano un insopportabile freno. La famiglia borghese nell'epoca dell'imperialismo è una forma di aggregazione instabile che non è in grado neanche di riprodurre numericamente la specie, né spesso di allevare ed educare nel modo conveniente le nuove generazioni. Ciò è riconosciuto da preti e moralisti, ma anche in questo caso siamo di fronte ad una critica capace di giudicare e condannare il presente, ma non di comprenderlo.

Il problema non è la cattiva volontà degli individui, ma un sistema sociale superato che antepone le esigenze di valorizzazione del capitale a qualunque altra considerazione, immergendo tutto - come si legge ne Il Manifesto - nell'acqua gelida del calcolo egoistico.