Partito Rivoluzionario e Religione

Il comunismo è per il materialismo dialettico e quindi è ateo, ed in questo è in buona compagnia; in una lettera al filosofo di Princeton Eric Gutkind, lo stesso Albert Einstein scriveva che credere in Dio è superstizione infantile e che la Bibbia è una collezione di leggende dignitose, ma pur sempre primitive e abbastanza infantili. La necessaria denuncia del ruolo di conservazione e difesa della società divisa in classi che svolgono le Chiese non deve essere confusa però con una lotta tra le masse contro la religione e contro coloro che si considerano credenti.

La stessa famosa frase di Marx, tante volte citata a sproposito, va letta interamente per capire il suo pensiero: la religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. E l'oppio del popolo. All'epoca di Marx 1'oppio è praticamente 1'unico analgesico usato in medicina: non cura la malattia, ma ne lenisce i dolori (talvolta permettendo che in tal modo il morbo si aggravi); in questo senso Marx gli paragona la religione che non elimina 1'oppressione capitalistica, ma ne allevia, sia pure con consolazioni immaginarie, le sofferenze. Marx va oltre la critica illuminista perché limitarsi a combattere la religione, in una società divisa in classi, significa illudersi, togliere l'anestetico a chi sta soffrendo; bisogna invece lottare contro la malattia perché, sconfitta quella, verrà a cadere da sola la necessità di ricorrere a cure palliative. Non solo, ma la polemica anti-religiosa può dividere la classe oppressa indebolendo le sue battaglie e distraendo la sua attenzione dalla lotta decisiva; a maggior ragione in situazioni in cui sono presenti diversi culti e diverse religioni tra i lavoratori.

Per questo Lenin riprende Engels quando critica la Comune di Parigi per aver proclamato una guerra contro la religione e le sue condanne contro chi voleva inserire nel programma del partito operaio 1'ateismo e l'intenzione di combattere la religione, osservando tra l'altro come quello fosse proprio il modo per ravvivare l'interesse per la religione e ostacolarne la reale estinzione (articolo su "Proletari", maggio 1909).

Scrive Lenin: bisogna saper lottare contro la religione e per questo bisogna spiegare materialisticamente l'origine della fede e della religione tra le masse. Non si può circoscrivere la lotta contro la religione all'astratta predicazione ideologica; non la si può ridurre a questa predicazione; bisogna collegare la lotta alla prassi concreta del movimento di classe che tende a liquidare le radici sociali della religione.

Per Lenin i rivoluzionari devono invece imparare a lavorare con pazienza per org(1nizzare ed educare il proletariato, in quanto le radici del sentimento religioso non dipendono dall'ignoranza del popolo, come sostengono il progressista borghese, il radicale, il materialista borghese. Quelle radici sono sociali e si fondano nell'oppressione sociale delle masse e nel senso di impotenza che atterrisce gli individui di fronte alle forze cieche del capitalismo. Il partito rivoluzionario deve non solo accogliere, ma mobilitare attivamente anche i lavoratori credenti, ben sapendo che l'assimilazione completa dei principi del mar:xismo richiede tempo: la lotta di classe, dice Lenin, condurrà gli operai cristiani alla socialdemocrazia e all'ateismo cento volte meglio di quanto possa farlo la pura e semplice predicazione atea.