Religione e società

Molto tempo è passato da quando l'encic1opedista Denis Dìderot, uno dei più grandi pensatori della borghesia nella sua fase rivoluzionaria, scriveva: smarrito di notte in un'immensa foresta non ho che una modesta lanterna per orientarmi. Sopraggiunge uno sconosciuto che mi dice: 'Amico mio per trovare meglio la strada, soffia sulla fiammella'. Lo sconosciuto è un teologo. Conquistato il potere, come avevano fatto le classi dominanti in passato, la borghesia ha imparato ad utilizzare le Chiese per giustificare di fronte alle masse il proprio dominio; da allora religioni e credi sono diventati strumenti di lotta politica, impugnati di volta in volta per nascondere i veri interessi in gioco. Buoni per giustificare le conquiste coloniali e benedire le armi nei conflitti imperialistici e per dividere i lavoratori raccogliendoli nelle schiere delle guerre sante di vario genere. La religione è un fatto privato, dice Lenin, ma non lo è l'azione delle Chiese quando si muovono sul terreno della lotta politica, a sostegno dei diversi interessi imperialistici.

Le radici cristiane dell'imperialismo europeo

L'imperialismo europeo stringe le fila di fronte all'avanzare dei nuovi predoni dell'Asia e con la propria unificazione si prepara a reggere meglio lo scontro. In questo contesto la Chiesa di Roma rinnova la propria offerta di collaborazione al nemico in casa nostra.

'Ruini riconduce all'Occidente l'Europa, nei suoi "due polmoni" dell'Ovest e dell'Est ortodosso, gli Stati Uniti, l'America Latina ed anche Israele. Solo nella "coscienza di sé" queste potenze potranno affrontare la fine del vecchio ordine. La storia dell'Occidente, rimarca, è anche "storia della libertà". In questo senso, interpretiamo, il Vaticano offre la propria millenaria esperienza e la propria forza organizzata su scala globale, in una sorta di scambio politico con le potenze consolidate. Solo un Occidente sicuro di sé può accompagnare il declino, scongiurando un catastrofico «scontro di civiltà» ma preservando la propria identità. Nella trasposizione moderna dell'alleanza tra Papato ed Impero, una Chiesa radicata in Europa e nelle potenze secolari dell'Occidente offre un'ancora di legittimazione ideologica a società estenuate dalla corruzione imperialistica. Ne ottiene in cambio una base oggettiva da cui rivolgersi all'Asia, combinando apertura e fermezza, in una progressione strategica dove è centrale un'Europa capace di agire come potenza politica. ( ... ) Un primato europeo che è sintetizzato nella formula delle "radici cristiane" del Vecchio Continente. Oggi il tempo strategico dell'emergere della Cina, e domani dell'India, conferisce a quella linea anche il signifìcato diretto del sostegno all'unità politica europea ed alla Costituzione. L'Europa è l'anello strategico afferrato dal Vaticano nella nuova dinamica del multipolarismo, e ciò conforma tra l'altro quanto l'organizzazione ecclesiale sia una risorsa politica chiave per la classe dominante, tra le poche forze pensanti sul terreno dei tempi strategici'.

Guido La Barbera, "L'Europa e lo Stato"

La moderna spada dell'Islam

Storicamente l'islamismo ha sempre rappresentato una carta in mano a capi politici e religiosi in un'estesa parte del mondo: in Medio Oriente, in Asia, in Africa e anche in Occidente, considerando le giovani generazioni di immigrati di quelle aree. La spada dell'Islam è stata impugnata con alterne fortune sia da quanti hanno inseguito il sogno dell'unificazione araba che da quanti al contrario hanno utilizzato le mille divisioni comuni a tutte le antiche religioni, per difendere questo o quell'interesse particolare.

*'Qui è necessario entrare nella logica che nutre il terrorismo fondamentalista, sempre alimentato dall'utopia reazionaria di una nazione panislamica che nessuna frazione della borghesia araba ha mai realizzato e neppure ha mai avuto la forza per tentare di realizzare. Come abbiamo già scritto, questo rottame ideologico è un lascito della storia dell'Islam. Si alimenta nell'impotenza di una borghesia "fradicia di petrolio" e negli interstizi storicamente lasciati alle frazioni arabe dal "grande gioco" delle potenze per spartirsi la sfera d'influenza fondamentale che va dal Medio Oriente all'arteria del Golfo Persico. ( ... ) Irakeni, arabi, curdi, iraniani, americani, inglesi, italiani, ecc.: è lunga la lista internazionale che negli anni ha riempito di morti l'arteria del Golfo. La formazione economico-sociale nella quale viviamo conta le sue vittime, e l'umanità constata il suo tragico ritardo storico. Da quasi un secolo la formazione sociale, giunta a maturità imperialista, sopravvive a se stessa; è una breve stagione nella storia dell'umanità ma un lungo inverno in cui si sono accumulate tragedie e potenziali esperienze. Le tragedie le ha accumulate la barbarie civilizzata, che persino presenta una sua costola, il terrorismo fondamentalista, come una sua piaga. (. . .) Combattere contro il senso comune, contro i sentimenti, le passioni e le tradizioni di cui si nutre l'ideologia è cosa ardua, ma è ancora più necessario nel momento in cui la guerra scatena sugli opposti fronti il fanatismo, il nazionalismo, la retorica mistiJìcante'.

Roberto Casella, "Illusioni alla berlina e certezze del marxismo"

Confucio e l'emergente potenza cinese

Di fronte al dilagare della lotta di classe, l'imperialismo cinese ha da tempo riscoperto Confucio: 'I vertici del PC cinese hanno deciso di richiamare il pensiero del «maestro» come utile strumento per affrontare le "ineguaglianze economiche e le tensioni sociali". Il confucianesimo non è Più «la cattiva erba sociale da estirpare», secondo l'etichetta del pensiero maoista. Il percorso ideologico della maturazione imperialista cinese è accidentato, rimescola tutte le tradizioni ( ... ) Riprende da Confucio il concetto di "società armoniosa" ( ... ) per Confucio l'armonia è lo scopo «sia degli individui che dello Stato», da realizzare osservando i principi della «benevolenza e reciprocità nella società gerarchica»'.

Roberto Casella, "Il secolo dei giganti dell'Asia"