L'eresia protestante

Il manifestarsi dell'eresia protestante va ricondotto alle condizioni economico-sociali della Germania del XV1 secolo. All'epoca l'industria tedesca ha raggiunto un buon livello di sviluppo, in modo particolare nel settore tessile e si sviluppa il commercio, grazie anche all'impulso dato dalla Lega Anseatica, l'unione politico-commerciale tra le città tedesche del Mare del Nord e del Baltico. Nelle campagne si assiste al progressivo frazionamento della grande proprietà fondiaria e all'emancipazione dei servi della gleba, ora agricoltori liberi soggetti a pagare canoni in denaro ai padroni della terra; ciò contribuisce a sviluppare un'economia monetaria. Altri elementi della situazione sono l'esplosione demografica di fine secolo e la ripresa della colonizzazione verso Oriente.

Questa potenzialità di forze produttive non riesce però ad esprimersi compiutamente a causa del permanere di vincoli feudali e per il peso eccessivo degli strati parassitari, primo tra tutti il clero; permane la complessa stratificazione sociale medioevale e manca inoltre una centralizzazione politica (già presente ad esempio in Francia e in Inghilterra). Il potere centrale viene meno a vantaggio dei grandi feudatari, divenuti principi, espressioni della nuova organizzazione del potere politico ed economico su base regionale: l'imperatore è così di fatto un principe tra gli altri.

Il mantenimento di corti ed eserciti permanenti si regge su una forte pressione fiscale che, non colpendo nobili e clero, pesa interamente sulla borghesia e sui contadini, vessati anche dalla piccola nobiltà terriera. Al gradino più basso si trovano la plebe cittadina e le masse dei contadini poveri.

Nelle città governa un ceto di notabili, ai quali si oppone la nascente borghesia industriale con rivendicazioni politiche che si mantengono sul terreno costituzionale. Molto più violenta è invece l'opposizione borghese al clero, fino a chiedere l'abolizione del foro ecclesiastico e dell'immunità fiscale.

Friederich Engels osserva in "Guerra dei contadini in Germania": la chiesa si presentava così come sintesi più universale e sanzione del vigente dominio feudale. È evidente, quindi, che tutti gli attacchi generalmente mossi contro il feudalesimo dovevano anzitutto rappresentare attacchi contro la Chiesa; tutte le dottrine rivoluzionarie, sociali e politiche dovevano essere al tempo stesso e prevalentemente eresie teologiche. Quindi, perpoter intaccare le condizioni sociali esistenti bisognava togliere loro l'apparenza di sacro. Su questo terreno si muove Lutero; nato a Eisleben nel 1483 in una famiglia di minatori e contadini, entra a 22 anni nel convento degli agostìnìani eremitani, nel 1512 è docente di teologia all'università di Wittemberg, nel 1517 scende per la prima volta in campo contro la Chiesa sulla questione delle indulgenze.

Affidare alla fede in Cristo la possibilità del perdono e negare alla Chiesa il suo ruolo di intermediaria a pagamento significa colpire il mercato della vendita delle indulgenze, tanto fiorente da essere affidato ai Fugger, i principali banchieri ebrei dell'epoca. Così come il libero esame delle Scritture significa mettere in discussione il controllo cattolico sulla scuola e la cultura.

Il clero reagisce e il Papa chiede la consegna di Lutero, mentre gli episodi di protesta contro Roma assumono dimensioni nazionali. Lutero diventa il simbolo del risentimento anticuriale della nazione tedesca, interpretando di fatto gli interessi della classe borghese in ascesa contro le classi feudali.

Dopo un iniziale slancio, il movimento della Riforma protestante entra in una fase di stallo, mentre Lutero predica il progresso nella legalità e condanna ogni violenza contro il potere costituito. A causa della sua debolezza, la borghesia si schiera al fianco dei principi e della nobiltà, contro la duplice eventualità da una parte di una restaurazione cattolica, dall' altra di un' avanzata del partito dei plebei e dei contadini che 1524 promuove una rivolta contadina di ampie proporzioni.

È guidata da Thomas Müntzer, prete secolare che si stacca da Lutero e passa all'agitazione politica diretta, chiedendo la realizzazione di un regno di Dio in cui non vi siano né differenze sociali, né proprietà privata, né Stato. Di fronte a quelle posizioni di tipo comunistico, la reazione borghese è violenta. Lutero dichiara che i rivoltosi si devono sterminare, strangolare, pugnalare, occultamente e palesemente, come si uccide un cane rabbioso e da questo momento, dice Engels, ha inizio quel patteggiamento sulle istituzioni e sui dogmi ( ... ) quel ripugnante gioco di diplomazia, di concessioni, di intrighi, di accordi che porterà alla costituzione della Chiesa borghese riformata.

Dalla stessa Bibbia da cui i contadini traevano le immagini del cristianesimo semplice dei primi secoli, l'immagine di un società che ignorava la macchinosa ed artificiosa gerarchia feudale, Lutero trae così la sovranità per grazia di Dio, l'obbedienza passiva e persino la sanzione della schiavitù.

Gli storici quantificano in 300.000 i contadini che partecipano alla rivolta e in 100.000 i caduti, migliaia di prigionieri vengono giustiziati e lo stesso Müntzer è torturato e decapitato. In seguito con Calvino, il protestantesimo si diffonde nell'Europa centrale, in Francia e in Inghilterra, esprimendo la forza dei nuovi rapporti sociali borghesi che vanno a soppiantare quelli feudali. E profondamente borghese è la valorizzazione del lavoro e l'affermazione dell'individuo presenti nell'etica protestante, tanto che Marx definisce Lutero il più antico rappresentante dell'economia politica tedesca.