L'analisi marxista della Religione

La paura ha creato gli dei: questa citazione, tratta dal poeta e filosofo latino del I secolo a.C. Lucrezio, è stata ripresa più volte da Lenin. Gli esseri umani di fronte a forze naturali che si ergono misteriose e potenti, cercano di influenzarle con riti e preghiere: non è dunque la religione che fa l'uomo, ma è l'uomo che, ad un certo punto della sua evoluzione storica, crea gli dei e poi giunge alla concezione monoteistica.

Alla paura di fronte alla natura si sono storicamente sommati i timori derivanti dalla miseria e dall'oppressione sociale, costituendo la vera radice sociale del sentimento religioso. Non deve dunque stupire che, pur diminuendo nel corso dei secoli la paura verso fenomeni naturali che diventavano in parte controllabili, o almeno scientificamente comprensibili, continui a costituire la base della religione in tutto il mondo.

Anche nella società attuale gli uomini sono dominati, condizionati e talvolta travolti da fenomeni sociali e dai rapporti di produzione capitalistici che agiscono come una forza estranea e spesso imprevedibile, per cui la base reale del riflesso religioso continua ad esistere.

Oggi la scienza può spiegare che il fulmine non viene scagliato da un dio e come è possibile difendersene, ma la società borghese non può garantire agli uomini che non vengano colpiti dalle crisi economiche, dalla disoccupazione, dalle guerre.

Scrive Karl Marx ne Il Capitale: per una società di produttori di merci, il cui rapporto di produzione generalmente sociale consiste nell'essere in rapporto con i loro prodotti in quanto sono merci, e dunque valori ( ... ) il cristianesimo, col suo culto dell'uomo astratto, e in specie nel suo svolgimento borghese, nel protestantesimo, è la forma di religione più corrispondente.

Con ciò, aggiunge Friederich Engels nel suo Ludwig Feuerbach, il cristianesimo è entrato nel suo ultimo stadio, divenuto incapace di servire ancora ad una qualsiasi classe progressiva come travestimento ideologico delle sue aspirazioni. Diventa sempre più possesso esclusivo delle classi dominanti e queste lo impiegano esclusivamente come mezzo di governo, per mantenere sotto il giogo le classi inferiori.

Solo il comunismo può liberare l'umanità dalle nebbie della religione: il riflesso religioso del mondo può scomparire, in genere, solo quando i rapporti della vita pratica quotidiana presentano agli uomini giorno per giorno relazioni chiaramente razionali tra di loro e tra loro e la natura. La figura del processo vitale e sociale, cioè del processo materiale di produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie solo quando sia, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il loro controllo cosciente e condotto secondo un piano (Karl Marx, Il Capitale, Libro 1).

Scrive ancora Marx in "Per la critica della filosofia del diritto di Hegel": la vera felicità del popolo esige l'eliminazione della religione in quanto illusoria felicità. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla propria condizione è l'esigenza di rinunciare ad una condizione che ha bisogno dell'illusione.

Solo per il materialismo l'uomo è l'essere supremo per l'uomo, solo il movimento comunista si dà come imperativo categorico quello di rovesciare tutti i rapporti in cui l'uomo è un essere umiliato, asservito, abbandonato, spregevole.

Per il materialismo dialettico la natura esiste indipendentemente da ogni filosofia; essa è la base sulla quale siamo cresciuti noi uomini, che siamo pure prodotti dalla natura; oltre alla natura e agli uomini non esiste nulla e gli esseri più elevati che ha creato la nostra fantasia religiosa sono solo il riflesso fantastico del nostro proprio essere (Engels, Ludwig Feuerbacb).

Per il marxismo le contraddizioni non sono dunque tra pensiero ed essere, tra corpo e anima, ma sono quelle sociali, che derivano dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo: per questo le soluzioni non possono essere trovate nel mondo fantastico degli dei, ma in quello concreto della lotta di classe.