Una autentica civiltà della vita

Di fronte ai nodi della crisi demografica e dei flussi immigratori da essa accentuati, si è sviluppata da decenni un'offensiva della Chiesa cattolica. Ad essa cerca di rispondere un'opposizione laica che ha il suo limite negli angusti confini dell'ideologia borghese, esaltando come unico riferimento l'affermazione dei diritti individuali.

Entrambe queste posizioni non riescono a concepire la possibilità di un mondo diverso, di diversi rapporti sociali, di una diversa forma di rapporti tra le persone in grado di conciliare la ricerca della felicità individuale con gli interessi complessivi della specie umana. Solo il marxismo, guardando con fiducia al futuro dell'umanità, può farlo.

'Il marxismo ha la sua concezione della civiltà della vita, e sa battersi contro l'individualismo borghese senza concedere all'ideologia religiosa. Scrive Engels nell'"Antiduhring" che il «senso comune» non ha capacità di visione dialettica. Per i casi della vita quotidiana, sappiamo dire se un essere vivente esiste o meno, «ma se indaghiamo con maggiore precisione, troveremo che alle volte questa è una cosa estremamente complessa, come sanno molto bene i giuristi che invano si sono tormentati per scoprire un limite razionale a partire dal quale la soppressione del feto nel seno materno è un assassinio; e del pari è impossibile stabilire l'istante della morte, perché la fisiologia dimostra che la morte non è un avvenimento unico ed istantaneo, ma un fenomeno la cui durata è molto lunga».

La stessa visione dialettica della biologia della riproduzione umana vale per la sua natura di relazione sociale. Dove l'individualismo borghese separa, concependo solo interessi di singoli che si rappresentano come diritti, la concezione materialista sa vedere l'insieme dei nessi sociali. Se il modo di produzione capitalistico è divenuto globale, è un'ipocrisia considerare la riproduzione della specie umana fuori da quelle relazioni universali. Per almeno un terzo dell'umanità, il vero tratto dominante della mortalità è all'inizio del ciclo vitale e non alla fine, nella mortalità infantile, dove anche solo una frazione della spesa per il consumo sanitario opulento sarebbe risolutiva. La spesa sanitaria nell'ultimo anno di vita negli USA e nella UE è stimabile nell'ordine di grandezza dei 50.000 dollari pro capite, l'idratazione che impedirebbe in Africa e in Asia il 90% delle morti infantili per dissenteria costa 1 dollaro a testa. Nel listino prezzi del capitale globalizzato, un anno di vita al tramonto nelle metropoli della maturità imperialista può valere cinquantamila esistenze nella periferia. Anche nel nascere e nel morire, la crescita colossale delle forze produttive, nella condizione dei rapporti di produzione capitalistici, contraddice uno sviluppo realmente umano.

Le forme storiche della famiglia sono correlate al modo di produzione, e infatti vi cambiano le forme storiche della riproduzione della specie. Oggi a ragione consideriamo barbarie l'abbandono degli anziani non più autosuificienti praticato in certe società primitive, o l'infanticidio femminile con cui per secoli, e tuttora con l'aborto selettiuo, si è selezionato il sesso della prole nelle campagne asiatiche. Liberata dal bisogno, una società superiore, il comunismo, troverà il suo cammino, e a quegli uomini apparirà barbarie l'odierna condizione del nascere e morire, insterilita nella crisi demografica, preda del calcolo cieco degli interessi o imprigionata nella solitudine dei singoli di fronte alla sofferenza. Finirà la preistoria, e inizierà la storia".

Guido La Barbera, "Crisi globale e ristrutturazzdne europea"

"La classe operaia non corre verso la sua rovina, ma cresce, diventa più forte e più matura, diventa compatta, si educa e si tempra nella lotta. Noi siamo pessimisti sulla sorte del feudalesimo, del capitalismo e della piccola produzione ma siamo ottimisti e pieni di entusiasmo per quanto riguarda il movimento operaio e le sue mete. Noi gettiamo giù le fondamenta del nuovo edificio e i nostri figli le porteranno a termine"

Lenin, 1913